-------- Per conoscerci meglio: “Storia dello Stato sociale in Italia”, di Chiara Giorgi e Ilaria Pavan – Biblioteca Montepulciano Calamandrei
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Per conoscerci meglio: “Storia dello Stato sociale in Italia”, di Chiara Giorgi e Ilaria Pavan

Chiara Giorgi, Ilaria Pavan

Storia dello Stato sociale in Italia

Bologna, Il Mulino, 2021


Un saggio che giunge veramente al buon momento, quando la pandemia rivela come l’indebolimento e smantellamento dello Stato sociale, accelerato dopo la crisi del 2008, abbia aggravato e indebolito la capacità di gestione pubblica e di protezione dei cittadini, sia dal punto di vista della salute che della sussistenza.

Lo evidenziano le due autrici nell’introduzione, sottolineando come l’importanza dello Stato sociale sia tornata in primo piano. Nella pandemia, come in altre occasioni storiche di crisi, “è emersa la centralità di politiche di welfare e di giustizia sociale, di una protezione sociale non demandabile né alle forze del mercato, né a quelle individuali e familiari”.

Negli ultimi decenni la crescita delle diseguaglianze aveva già fatto riemergere nel dibattito pubblico i temi della redistribuzione e dello Stato sociale. Fare la storia di quello italiano nel secolo breve è un utile strumento per nutrire e approfondire il dibattito in corso.

Estremamente interessante è la constatazione di una specificità del caso italiano, che ha caratteristiche temporali e quantitative diverse rispetto ad altri paesi occidentali, pur avendo registrato in contemporanea la nascita del welfare in coincidenza con la Grande Guerra (peraltro recuperando il ritardo rispetto agli altri che avevano messo in opera strumenti già da fine Ottocento).  La definizione che danno le autrici della specificità italiana lungo tutto il Novecento è quella di “interventi particolaristico-clientelari, frammentari, poco o per nulla coordinati, i quali hanno ritardato il raggiungimento di obiettivi universalistici, la copertura di tutta la popolazione di fronte ai rischi sociali”. E ancora: “Inerzie e scarsa lungimiranza hanno così portato a provvedimenti cumulativo-emergenziali, con una reiterata difficoltà di coordinamento del sistema”. Altra caratteristica italiana il forte ruolo della Chiesa e della famiglia, alle quali vengono delegate una serie di funzioni dell’assistenza e della cura.

A giusto titolo viene individuata la stagione più felice negli anni Settanta, quando si è ampliata la copertura pensionistica e si è creato il Servizio sanitario nazionale, la riforma più importante del welfare italiano. La sfasatura italiana fa sì che il nostro paese avvii la maggiore espansione del welfare quando molti paesi occidentali stanno già riformulando le loro scelte. E a questi ridimensionamenti l’Italia finirà per accodarsi a seguito della pressione di riduzione della spesa pubblica proveniente anche dall’Unione europea, non particolarmente attiva nella promozione di un welfare europeo.

Puntuale il riferimento all’articolo 3 come fondamento costituzionale dei correttivi statuali alla diseguaglianza sostanziale, inserendo un dinamismo di giustizia sociale rispetto alla realtà statale liberale: istanza che si sarebbe concretizzata nelle riforme degli anni Settanta.

Il saggio percorre le tappe italiane dello Stato sociale nel “secolo breve”: Grande guerra, politiche sociali del fascismo, difficile nascita della sicurezza sociale, stagione delle riforme sociali, creazione del Servizio sanitario nazionale e l’epilogo di un modello. Una ricostruzione che ci attrezza per il dibattito sul presente.

(Silvia Calamandrei)

 

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