Artista e potere, confronti e conflitti: “La libertà di Bernini” di Tomaso Montanari
Tomaso Montanari
La libertà di Bernini, La sovranità dell’artista e le regole del potere
Torino, Einaudi, 2016
Montanari si sta spendendo molto sul fronte della battaglia istituzionale e civile, nonché su quello della conservazione dei beni artistici, che rischiano una mercificazione ed un degrado. Questo saggio costituisce il suo contributo di storico dell’arte, appassionato e divulgativo, attento a coinvolgere un pubblico più vasto di quello degli specialisti. Perché, coerentemente, è convinto che la salvaguardia del patrimonio artistico implichi una conoscenza diffusa, una affezione ai beni comuni da parte dei cittadini. Senza un tessuto di competenze allargato, acquisite fin dagli anni della scuola, è difficile che il nostro bel paese riesca a gestire e mettere in valore in modo adeguato i tanti tesori che l’umanità intera ci invidia. Non bisogna accontentarsi dei cataloghi patinati che documentano occasioni effimere:
“È invece vitale che la ricerca possa essere messa a disposizione di quell’opinione pubblica colta dalla cui esistenza dipende, fra l’altro, la salvezza del patrimonio artistico italiano. Che mai- dopo la guerra- è stato in pericolo come oggi, quando una classe politica inconsapevole quanto rapace sta sradicando la storia dell’arte dalle scuole, trasformando i musei in luna park asserviti alla politica, stroncando le strutture che dovrebbero tutelare il territorio”.
Il ritratto a tutto tondo è dedicato al Bernini, a torto contrapposto assieme a Pietro da Cortona al Caravaggio da Giuliano Briganti (1962): i primi due conservatori e “papalini”, quest’ultimo rivoluzionario e padre della modernità. Secondo Montanari, Bernini, il “dittatore artistico di Roma” (definizione di Sutherland Harris) non fu affatto un conservatore, anzi fu in conflitto con le “regole del potere” e fu capace di un confronto duro e serrato con i suoi potenti committenti, ritagliandosi spazi di libertà.
Il filo ideale del ragionamento dello scritto corrisponde, sia pure un’altra forma, alla serial televisivo dallo stesso titolo curato da Montanari per la regia di Luca Criscenti. Ottimo l’apparato iconografico e delle note.
I capelli “sine lege” di Dafne ignuda, scolpiti da Bernini sedicenne,spettinati dal vento nella loro leggerezza cerea, verranno vantati da Bernini ormai vecchio a Luigi XIV, quel re Sole che stava ritraendo: Montanari li considera una cifra della libertà dalle leggi cui Bernini non rinunciò mai.
(Silvia Calamandrei)