-------- I fratelli Garrone e l’interventismo democratico: una memoria trasmessa attraverso le generazioni – Biblioteca Montepulciano Calamandrei
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I fratelli Garrone e l’interventismo democratico: una memoria trasmessa attraverso le generazioni

Roberto Orlando (a cura di )

100 (e una) lettera dal fronte un secolo dopo

Torino, Paola Caramella editrice, 2016

 

Figure mitiche della Grande Guerra, i fratelli  Giuseppe ed Eugenio Garrone, medaglie d’oro cadute a Caporetto, partiti insieme come interventisti democratici, lasciano un messaggio di perseveranza alle famiglia, che era stata sempre di sostegno e di incoraggiamento alla loro scelta. Ed il loro sacrificio congiunto sarà sa subito celebrato dalla famiglia pubblicando le loro lettere già nel 1919. Ne farà poi una scelta Adolfo Omodeo,  curatore tra il 1929 e il 1933 di una serie di epistolari di guerra per la rivista di Croce “La Critica”, raccolti in un’antologia per Laterza (1934), rieditata da Einaudi nel 1968. Sarà il nipote Alessandro Galante Garrone, magistrato fattosi storico, a curare insieme alla sorella Virginia l’edizione integrale delle lettere e dei diari per Garzanti, Giuseppe ed Eugenio Garrone. Lettere e diari di guerra (1974).

I cognati, Luigi Galante e Giotto Maraghini, si adoperano subito per acquisire il cognome Garrone, dando vita ad una discendenza Galante Garrone e Maraghini Garrone ancora attiva nel conservare la memoria degli  zii.

La novità del presente volume  (un’antologia delle lettere curata da Roberto Orlando) sta nelle splendide foto ritrovate in un grande cassettone da Margot Galante Garrone, figlia di Carlo, che ci ha lasciato da poco, e che così ha premesso al volume nell’ottobre del 2016:

Dei prozii Toto e Neno si parlava poco, in casa. Per rispetto verso la sorella degli eroi, Margheritina (la mia nonna), che viveva di ricordi, immobile nel suo letto[…]

Certo, la “storia” delle imprese dei prozii ci era stata raccontata, con dovizia di particolari. Ma una volta sola, una volta per sempre.

E non osavamo chiedere nulla, per rispetto al dolore della nonna, che noi bambine avevamo compreso essere sempre in lei rinnovato e comunque inestinguibile.

C’era poi, sottaciuta, da parte di mio padre , una chiara polemica contro l’interventismo. Ma guai a farne partecipe la nonna, col rischio di risvegliare repentinamente in lei un dolore mai sopito.

Margot ha scelto alcune foto tra le migliaia scattate dai fratelli, a documentare la vita quotidiana dei soldati, immagini lontane dalla retorica dell’eroismo, che in qualche modo ci ricordano quelle raccolte da Silvia Bertolotti negli archivi di Calamandrei.

Come scrive Paolo Borgna nella sua introduzione, gli interventisti democratici passano dalla Guerra con la maiuscola del “maggio radioso” alla guerra quotidiana dei fanti nelle trincee, e l’attenzione che i fratelli partiti con tanta ispirazione dedicano ai loro uomini è fattore di maturazione di una visione più problematica ed interrogativa.

Gli interrogativi si faranno più pressanti nelle nuove generazioni degli eredi degli interventisti  e Borgna, biografo di Alessandro Galante Garrone, prende spunto dai suoi dubbi del 1974 per spingersi oltre ed affermare esplicitamente che “gli interventisti democratici avevano torto” e che avevano ragione i socialisti ed i cattolici.

Secondo Borgna aveva ragione il  Benedetto XV dell'”inutile strage” (pur deplorato dai fratelli Garrone e da Calamandrei): purtroppo però il pacifismo cattolico non si incontrò mai col neutralismo socialista:

Mentre nazionalisti di destra ed interventisti democratici si incontravano e, insieme, riempivano le piazze e le colonne dei giornali, al contrario cattolici e socialisti, rimanendo divisi, non riuscirono ad intaccare lo “spirito del tempo”che impetuosamente soffiava verso la guerra.

Il loro irrimediabile errore fu quello di non capirsi, di non sapersi parlare, di non allearsi. Un errore che si ripeterà nel 1920-21 e che aprirà le porte al fascismo.

Una lezione che, ogni tanto, è bene ripassare.

L’opera curata da Roberto Orlando è utile strumento di riflessione in questo 2018 che conclude il centenario della Grande Guerra, impossibile a celebrarsi retoricamente.

(Silvia Calamandrei)

 

 

 

 

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